La mia scrittura negli USA, la mia scrittura qui.

Il 2025 ha portato Senzanome negli Stati Uniti per due volte, e poi tutte le volte in cui gli studenti e dottorandi americani lo hanno letto e ne hanno discusso in aula e nel loro privato.

Quando Rhiannon Noel Welch, Associate Professor of Italian Studies alla Berkeley University, ad agosto è entrata in contatto con me non vi ho creduto subito, ma era vero. 

È stato tutto vero: durante quest’anno accademico, Senzanome è stato letto (in italiano) e studiato nel suo proseminar accanto a Foucault e Barthes, e poi Saidyia Hartman e Hortense Spillers e altre importanti autrici. Pur parlando solo italiano, Senzanome ha avuto un posto accanto a loro.

Ma Rhiannon Noel Welch forse non avrebbe mai letto Senzanome se prima il romanzo non fosse stato tra la mani di un’altra persona, una ricercatrice che è stata la forza motrice di tutte le emozioni più belle che ho provato nel 2025.

Il 25 gennaio del 2025 era pomeriggio e stavo preparando una lezione quando in casa mia è entrata lei, questa dottoranda della Johns Hopkins University, per scrivermi che aveva letto Senzanome e tutto ciò che di mio era riuscita a trovare.

Nella mail mi informava della sua intenzione di dedicare al mio romanzo un capitolo intero della sua tesi di dottorato; mi chiedeva il permesso di farlo e, soprattutto, di dialogare con me. Ho letto quella mail un’infinità di volte. Abbiamo dialogato per mesi e lo facciamo tutt’ora.

L’attenzione che questa dottoranda ha dedicato a Senzanome nella sua tesi è andata oltre tutto ciò che potessi anche solo immaginare: ha abbracciato il mio lavoro di scrittura lungo tanti anni, più di quanto qualsiasi social sarà mai in grado di mostrare. Lei ha fatto ricerca, mi ha posto domande, e ha trovato.

Ne è uscito un capitolo lungo più di 60 pagine dedicato al mio lavoro e in particolare a Senzanome. Spero che presto anche voi possiate leggere non solo quel capitolo, ma tutta la tesi.

Io la ringrazio di cuore per il suo sguardo che ha dato valore al mio lavoro, la ringrazio per tutte le sue parole, per la sua cura. Mi emoziono ogni volta che ci penso.

Le cose più belle del mio 2025 di scrittrice sono arrivate grazie a questa dottoranda curiosa e gentile, perspicace e delicata, attenta. Ricorderò sempre con emozione, stupore e gratitudine ciò che ha fatto, e spero un giorno di poterla incontrare di persona. Sarà un giorno bellissimo.

Dialogando con lei, ho riscoperto di un tempo un cui scrivevo anche poesie e a rileggerle ho provato un misto di nostalgia e tenerezza verso quella giovane donna che ero, certamente molto sola ma anche piena di fiducia nel futuro che con tanto impegno e sacrifici mi stavo costruendo (o almeno così pensavo)

Ero certa di una cosa: la scrittura sarebbe per sempre stata una mia alleata, il canale sicuro attraverso il quale entrare in contatto con l’esterno; ne ero davvero certa: la scrittura sarebbe sempre stata la mia lente sul mondo e la mia voce per raccontarlo.

L’interesse americano, che perdura ancora oggi grazie a queste due persone, lenisce alcune mie ferite legate al mondo editoriale italiano. Purtroppo non tutte, solo alcune.

Il 2025 ha fatto maturare in me una grande delusione. L’editoria italiana  – i suoi meccanismi opachi, i suoi ingranaggi che nulla hanno a che vedere con la buona o non buona scrittura, la sua miopia – è stata fonte di una delusione la cui portata è, in me, enorme. Enorme. Non ho altre parole per descrivere ciò che provo.

Ma c’è stato un tempo in cui le ho creduto e le ho voluto bene, ed è per questo che oggi le auguro il meglio, proprio come si dovrebbe fare con un bell’amore quando ci si rende conto che è svanito e che per questo – per rispetto per ciò che è stato e per conservarne il ricordo migliore – va abbracciato ancora una volta prima di lasciarlo andare per la sua strada.

All’editoria italiana auguro di tornare a essere un’editoria capace di lasciare il segno nel tempo con autori e autrici italiani la cui ossessione non sia la performance ombelicale del momento.

Le auguro di riuscire a riconoscere il valore della complessità – con le sue amare e a volte crudeli certezze, ma anche con le sue domande prive di risposta e con le contraddizioni dell’essere umano -: le auguro di non avere paura di porsi domande e di provare meraviglia anche davanti a ciò che dell’umano non può essere spiegato.


Le auguro, cioè, di trovare il coraggio di investire nel suo stesso futuro.


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