Come se la storia della letteratura non fosse composta da storie di famiglie segnate dalla noia o dalla ricchezza o da ogni genere di povertà o più cose messe insieme; famiglie nelle quali c’è un figlio o una figlia o fratelli o sorelle o madri o padri – soldati cameriere macellai ballerine impiegate manager, o senzatetto che se li stai ad ascoltare davvero, della loro vita precedente possono dire io ero un manager un’impiegata una ballerina un macellaio un soldato poi qualcosa è successo, qualcosa ma cosa -, esseri umani che cercano di fuggire di ribaltare quell’ordine di cose nel quale si trovano, insomma di fare ciò che serve per salvarsi e salvare, e a volte ci riescono e a volte no, spesso no o solo parzialmente e se ce la fai solo parzialmente in fondo è come non avercela mai fatta perché l’amarezza è una patina traslucida che si posa anche sul futuro, soprattutto sul futuro; e questi essere umani sono attraenti mentre compiono lo sforzo sovraumano di smarcarsi di essere altro in un’arena ostile, o mentre si fondono con l’apatia o con la rassegnazione che li condanna e di loro non rimane altro che plastica fusa e maleodorante della quale tutti dicono senti che odore, senti, chissà da dove viene.
Come se la storia della letteratura non fosse fatta di piccole storie di esseri umani pieni di contraddizioni e sfumature e paure. Perché l’essere umano è proprio così: non definibile in senso stretto. Non ci sta l’essere umano nel barattolo etichettato che così tante persone cercano pretendono acclamano – nemmeno il peggiore, nemmeno un omicida seriale – non ci sta, chiuso sigillato in un barattolo e messo in dispensa con i suoi simili – i sughi di carne di qua, quelli vegetali di là – già pronto e ben definito con le sue spezie e l’olio buono o scarso a tenerlo insieme, tutto già scelto in uno stabilimento a produzione continua, sigillato e acquistabile in offerta paghi due e prendi tre, pronto in tutto e solo da tirare fuori al bisogno e da scaldare qualche minuto senza impegno mentre si fanno mille altre cose con la medesima poca necessità di dedizione. La letteratura non può essere fatta di schiacciamento, di esseri umani etichettati pronti all’uso. Nel barattolo non ci sta, l’essere umano: contaminazione perfetta perché cangiante, altamente variabile nella forma e nella sostanza, infinita.
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