Ho detto a mia figlia: oggi andiamo al fiume, andiamo a vedere l’acqua che scorre. E forse il mio cane conosce la parola fiume perché alle mie parole ha scodinzolato energicamente e quando è arrivato il momento di indossare la pettorina non ha opposto resistenza.
Al fiume l’acqua c’era ma c’era anche l’erba secca dove una volta era umida, e allora è arrivata anche una nostalgia anticipata, e una paura più grande di me e forse di chiunque: tutto questo sta per scomparire. Il fiume è sempre bello, ho detto a mia figlia; e ho pensato spero che tu possa vederlo per sempre, e dopo di te che lo vedano anche i tuoi figli e poi i figli dei tuoi figli. (Se di figli ne vorrai, ovvio.) Il cane annusava, seguiva tracce di qualcosa, forse di quei gamberi esotici avvistati due anni fa e che mi hanno detto essere nocivi per gli argini e per la fauna locale del fiume. Non ho visto gamberi di nessun tipo, né esotici né locali, e ho immaginato che potessero essersi nascosti insieme dopo aver finalmente raggiunto un accordo al fine di garantire la sopravvivenza di entrambi. Le libellule andavano di qua e di là, ed erano belle come sempre, forse solo un po’ confuse.
Il fiume è sempre bello, ho ripetuto a mia figlia. E prima che tutto questo finisca, ho pensato, ti porterò lontano, ti porterò dove ancora piove e il freddo esiste ancora, fuggiremo dalla siccità, andrò a caccia di qualche anno di vita in più di questo nostro mondo e te ne farò dono.
Poi è arrivata l’ora di tornare a casa. In paese, un uomo sedeva sull’asfalto all’ombra della pensilina del bus: una croce tatuata sotto l’occhio destro scendeva come una lacrima sul suo viso arrossato dall’alcol.
Una donna che conosco mi ha salutata e detto ma tu scrivi sempre storie un po’ tristi però mi piacciono, è che sono un po’ tristi. Ho abbozzato un sorriso, ho scrollato le spalle: è che mi vengono così, le ho risposto. Non le ho detto che al fiume, oggi, ho spalancato la bocca come farebbe una bambina improvvisamente travolta dalla felicità e dalla meraviglia quando ho visto la luce del sole disegnare, con l’aiuto di un albero, un cuore sull’acqua, e non le ho detto del mio pensiero: lo scorrere di questo fiume porterà questo cuore a tutte le persone come me, quelle che hanno questo groviglio di tristezza per cose accadute e nostalgia di cose mai accadute, quelle che hanno paure grandi, e fughe sempre identiche, e piccole storie inutili da inventare. Il fiume Adda! Fiume Adda mon amour.