Data la natura del crimine e le sue conseguenze, è difficile stabilire i numeri esatti dell’abuso sessuale sui minori.
Alcune ricerche (UNICEF, 2014) hanno stimato che dal 30% all’80% delle vittime di abuso sessuale non rivela l’accaduto finché non raggiunge l’età adulta, e un numero considerevole mantiene il segreto per tutta la vita. Ma, come abbiamo visto nei precedenti inserti, il corpo accusa il colpo e lo restituisce.
Nel 2011, Stoltenborgh e colleghi hanno raccolto i dati di più di 200 studi pubblicati dal 1980 al 2008, e hanno stimato che l’abuso sessuale colpisce, al livello globale, l’11,8% dei minori. Per quanti riguarda l’Italia, ne sono vittima il 10,6% dei bambini e nell’80% dei casi l’autore del crimine è una persona conosciuta (Istat 2015; Servizio Analisi Criminale 2020).
Dove si verifica: nucleo familiare stretto (48%), circolo amicale familiare, scuola / centri educativi (12%), clero (6%), allenatore (1%).
Nel 70% dei casi le vittime accertate sono di sesso femminile, mentre quelle di sesso maschile sono il restante 30%. Tuttavia, tutte le ricerche statistiche concordano su due importanti punti:
1) In linea generale il fenomeno della pedofilia va considerato sottostimato, proprio perché il crimine spesso non viene denunciato.
2) Sono da considerarsi particolarmente sottostimati i numeri che riguardano l’abuso nei confronti dei maschi. La natura del crimine, unita agli stereotipi di comportamento maschile (l’idea che se il maschio piange non è sufficientemente maschio è ancora molto diffusa) e in aggiunta all’ignoranza circa il funzionamento del corpo maschile (erezione), questi fanno ancora più fatica a denunciare. La pedofilia ad opera di donne non è stata ancora studiata a fondo, ma si considera rara (qualcuno ha stimato che ogni sei maschi abusati, uno è stato abusato da una donna).
La suddivisione delle vittime in maschi e femmine ha senso solo nel momento in cui si analizzano gli effetti a lungo termine di questo genere di trauma. Ad esempio, le ricerche longitudinali hanno evidenziato come i maschi vittime di abusi sessuali hanno più probabilità di abusare di droghe e di mettere in atto comportamenti particolarmente aggressivi; nelle femmine è stata vista una maggior incidenza di abuso di alcol, di sviluppo del disturbo d’ansia e di ricaduta in situazioni violente.
Ogni discorso volto a concentrare l’attenzione unicamente sulle vittime di sesso femminile è, a mio avviso, non solo profondamente ingiusto nei confronti delle vittime maschili di oggi e di allora, ma anche un grosso ostacolo a una comprensione generale del fenomeno, della sua gravità e delle ripercussioni sulla società intera.
Concentrarsi solo su una parte è, nella migliore delle ipotesi, indice di miopia. L’elaborazione di efficaci strategie di prevenzione e di cura può avvenire solo se lo si affronta come un problema che riguarda tutti e tutte, vittime e non.