Nonostante i numerosi studi sul funzionamento del cervello, sulla memoria e sugli effetti a breve e a lungo termine dell’abuso sessuale a danno di minori siano numerosi, la disinformazione su questo argomento è, purtroppo, diffusa e torna ciclicamente a occupare spazio sui media e nei discorsi.
Le forze motrici di questa disinformazione sono più di una e trovano terreno fertile soprattutto nella resistenza della società e della sua incredulità davanti a questo fenomeno. C’è una istintiva reazione a coprire, a negare, a dire che non può essere e quindi non è (vedi anche inserto n.6).
È su questo terreno fertile che negli anni 90 la autoproclamatasi False Memory Syndrome Foundation ha messo radici, e con il supporto scellerato dei media ha prosperato ed è arrivata sino a noi. La FMSF ha scatenato lo scetticismo e la disinformazione che ancora oggi ostacolano molte vittime nel processo di rielaborazione del trauma. Anche la protagonista di Senzanome ne è investita.
La FMSF fu fondata nel 1992 da Pamela e Peter Freyd come risposta all’accusa della figlia, nel 1990, di essere stata abusata sessualmente dal padre quando era bambina. Nel 1993 Jennifer Freyd dichiarò anche che il padre era un alcolista e che lui stesso era stato vittima di un pedofilo anziano ma ne parlava quasi con orgoglio arrivando a definirsi un “kept boy”. Le dichiarazioni di Jennifer Freyd furono confermate da alcuni membri della famiglia, e in particolare dal fratello di Peter Freyd.
La fondazione si presentò subito come un’organizzazione di persone (genitori) a loro dire ingiustamente accusate di pedofilia (dai loro stessi figli). Nel febbraio del 1992, nel corso di un’intervista – “How Do We Know We Are Not Representing Paedophiles” – Pamela Freyd dichiarò che la fondazione non era il ritrovo di pedofili perché
we are a good-looking bunch of people, greying hair, well dressed, healthy, smiling
Tra i membri fondatori FMSF vi erano anche Hollinda Wakefiled e Ralph Underwager. Ques’ultimo dichiarò “more desirable that a thousand children in abuse situations are not discovered than for one innocent person to be convicted wrongfully”.
A loro difesa iniziarono a sostenere che fosse possibile impiantare nel cervello umano ricordi di ogni tipo, e che nel loro caso i ricordi venivano impiantati nella mente dei loro figli e figlie per mano dei terapeuti, soprattutto tramite l’ipnosi. I ricordi recuperati o elaborati durante un percorso di analisi o psicoterapia erano quindi da considerarsi falsi. Dichiararono più volte anche che nel paese c’era una vera e propria epidemia di memorie false e per questo motivo gli iscritti alla loro organizzazione erano in continuo aumento.
Tuttavia, e prima di tutto, non hanno mai fornito alcun dato oggettivo a supporto della teoria dell’esistenza di una presunta “sindrome” del falso ricordo. La definizione non nasce da studi clinici di settore, bensì da genitori accusati dai figli (spesso donne adulte) di molestie sessuali in età infantile. Un anno dopo la nascita della Fondazione, Pamela Freyd non era ancora in grado di elencare una lista di sintomi che caratterizzano questa presunta sindrome. Non esistono studi in grado di provare sistematicamente sintomi specifici.
Questi dati di partenza dovrebbero essere sufficienti per mettere in dubbio la credibilità delle teorie nate in seno alla FMSF, ma c’è dell’altro.
Punto per punto:
1. Una memoria recuperata è una memoria falsa?
Secondo la FMSF, la memoria di un fatto grave come la violenza sessuale non può essere repressa, quindi ciò che viene recuperato è falso.
La ricerca scientifica però, a partire dall’Ottocento e sino ad oggi con lo sviluppo delle neuroscienze, ha ampiamente e più volte dimostrato il contrario:
- I problemi legati alla memoria sono frequenti in situazioni di PTSD, amnesia dissociativa, etc.
- Una memoria fallace è più spesso caratterizzata da elementi negativi dimenticati che da elementi inventati. Negli studi longitudinali – Widom e Shepard (1996, 1999); Widom e Morris (1997); etc. – è stato evidenziato come alcuni adulti non ricordavano in modo attivo gli abusi subiti da bambini benché di tali abusi ci fosse abbondante certificazione medica e giudiziaria risalente agli anni della loro infanzia.
- Più di uno studio longitudinale – Weene (1995); Williams (1995); Chu, Frey, Gengel e Matthews (1996); Duggal (1998); Andrew et all. (1999); etc. – ha dimostrato che individui con storie documentate di abusi sessuali hanno recuperato la memoria dopo un periodo di latenza, e che tali recuperi sono avvenuti prima di andare in terapia (questo è il caso anche di Jennifer Freyd, la figlia del fondatore della FMSF).
- Il condizionamento familiare può aiutare la vittima a non ricordare.
- I ricordi recuperati hanno un livello di accuratezza paragonabile a quelli continui.
2. Impiantare ricordi di eventi traumatici è non solo possibile ma anche facile? I terapisti ne sono capaci?
Secondo la FMSF, sì. “Even a few probing question and suggestive remarks by an authoritative figure such a therapist may be sufficient to inculcate e belief (Kihlstrom, 1998), peccato che non abbiano mai dimostrato come ciò possa avvenire.
La comunità scientifica ha più volte dimostrato che la creazione di ricordi falsi/illusori richiede un’azione di suggestione massiccia, protratta nel tempo e l’evento deve essere comunque percepito come plausibile. I ricercatori Pezdek, Finger e Hudge, ad esempio, nel 1997 provarono a far crede a un gruppo di 20 adulti di essere stati smarriti da bambini dentro un centro commerciale (esperienza plausibile e diffusa) e di essere stati sottoposti a un clistere. Solo 3 di loro confermò lo smarrimento, mentre nessuno ricordò il clistere.
3. Le persone che recuperano la memoria di un evento traumatico sono persone facilmente suggestionabili?
Secondo la FMSF sì, ma anche su questo non fornirono mai un dato oggettivo. Al contrario, la ricerca – Leavitt, 1997 e 1999; McNally e Schachter, 1999 – ha dimostrato che chi recupera il ricordo è difficilmente suggestionabile (se lo fosse, molti dei problemi legati agli effetti a lungo termine dell’abuso sarebbero anche facilmente risolvibili).
4. C’era e c’è davvero un’epidemia di memorie false come affermavano e affermano i sostenitori della FMS?
L’associazione fondata dai coniugi Freyd non ha mai condotto alcuna ricerca epidemiologica a supporto di questa affermazione. Nessuno lo ha mai dimostrato.
Nel 1995 la Fondazione dichiarò più volte che le proporzioni del fenomeno erano tali da aver portato a loro fino a 17.000 iscritti, ma al momento del Tax Form (Internal Revenew Service) i membri effettivi erano in realtà poco più di 2.000. Nel 1996, al momento della dichiarazione delle tasse di quell’anno, il numero di membri registrati era ben sei volte inferiore a quello dichiarato al pubblico via TV e organi di stampa, che a loro volta cavalcarono la possibilità di clamore gonfiando ancora di più i numeri. Nella dichiarazione delle tasse del 1997, invece, la FMSF smise totalmente di dichiarare il numero dei suoi iscritti.
5. Ma la False Memory Syndrome esiste oppure no?
No. I sostenitori di tale tesi non sono mai stati in grado di documentare né delineare i tratti caratteristici di questa presunta sindrome. Non hanno mai pubblicato uno studio empirico, non esiste uno studio in grado di confermare l’esistenza di una sindrome di questo tipo. La mancanza di dati, insieme all’attività di sostegno anche legale che la fondazione forniva a persone accusate di abuso sessuale (e alcune condannate e anche reo-confesse), è, o dovrebbe essere per tutti, un chiaro indizio di non scientificità. La FMSF non ha mai avuto nulla di scientifico.
6. E oggi?
Negli anni 90 la FMSF divenne il luogo sicuro per molti pedofili che lì trovarono anche assistenza legale e psicologi pagati per andare in tribunale a loro difesa (in alcuni casi le prove contro di loro si dimostrarono schiaccianti e qualcun altro finì per confessare).
Divenne la madre di altre organizzazioni simili al di fuori degli Stati Uniti, e punto di ritrovo di molte organizzazioni di pedofili come la SafeHaven Foundation, un’organizzazione proclamatasi di “responsible boylovers” (oggi il loro sito web non è più attivo, ma lo è stato in passato).
Dopo gli ultimi anni di sostanziale inattività, oggi la FMSF non esiste più, così come non esistono più le fondazioni simili nate sotto la sua spinta, ma il suo scioglimento ufficiale è avvenuto solo il 31 dicembre 2019. Nel frattempo, grazie anche al supporto sconsiderato dei media che avevano come unica finalità quella di andare in cerca di notizie succose anche se prive di fondamento da dare in pasto alla collettività (negli anni 90 andarono a caccia di casi di abuso sessuale per poi presentarli al pubblico come probabili false accuse), l’attività della fondazione ha instillato nell’opinione pubblica il dubbio, il sospetto che i ricordi di abusi subiti durante l’infanzia siano da considerarsi di partenza inaffidabili.
Nel 1992, poco dopo la nascita della fondazione, i co-fondatori Wakefiled e Underwager rilasciarono un’intervista all’allora editor della rivista Paidika: Journal of Paedophilia (un giornale olandese, ora chiuso, la cui missione era promuovere l’accettazione sociale della pedofilia) nella quale dichiararono che scegliere la pedofilia era “a responsible choice” per un essere umano. Underwager, in particolare, affermò che:
Paedophiles can boldly and courageously affirm what they choose. They can say what they want is to find their best way to love. I am also a theologian and as theologian I believe it is God’s will that there be closeness and intimacy, unity of the flash between people. A paedophile can say : “This closeness is possible for me within the choices I’ve made”.
Quando, nel 1993, l’intervista divenne pubblica, Underwager si dimise dalla Fondazione, ma non ci furono altre ripercussioni. Il lavoro di disinformazione e discredito delle vittime era appena iniziato. Il danno, e il prezzo pagato dalle vittime di allora e di oggi, è incalcolabile.