Qui aurait cru [#21]

Questa mattina ho scritto con molta cura l’orario scolastico provvisorio che però non è il mio. Mia figlia mi ha guardata in silenzio per un po’ e infine, con stupore, mi ha detto mamma, cosa stai facendo? In effetti, mi sono detta, nel corso delle classi elementari non ho mai ricopiato per me l’orario delle materie.

La Elementari sono state, in parte, qualcosa di maneggiabile anche senza una grossa preparazione mentre la Prima Media è tutta un’altra storia. Le ho sorriso; le ho risposto che quando inizieranno le lezioni di francese coglierò l’occasione per dare una spolverata al mio, di francese, anche se, incredibilmente, sono ancora in grado di leggero, ma solo di leggerlo. Allora lo studieremo insieme, mamma? E il suo viso era divertito.

La mia professoressa di francese era una donna anziana e minuta, severissima. Ricordo le sue gonne in tessuto spesso lunghe fino a poco sotto al ginocchio, i suoi piccoli piedi nelle scarpette nere, e noi che al suo ingresso ci alzavamo. Non ricordo di averla mai vista sorridere.

Nel corso dei miei anni di scuola media, a volte dicevo con convinzione che la lingua francese avrebbe riconquistato il suo primato e prestigio, e sostenevo che mai e poi mai avrei ceduto all’avanzata della lingua inglese perché non mi piaceva quella che interpretavo come una forma di tirannia a discapito di tutte le altre lingue.

A quel tempo, non avrei mai potuto nemmeno immaginare che molti anni dopo, e cioè da adulta, mi sarei ritrovata a passare il mio tempo libero dal lavoro all’interno della Senate House Library di Londra a studiare e a fare delle ricerche, e quindi mai avrei potuto immaginare che parte del materiale di studio dal quale attingere sarebbe stato in francese e che io, riprendendo senza troppe difficoltà i fili di quella lingua, avrei ripensato a quella minuta e severissima professoressa e che nel ricordo avrei rivisto il suo volto severo e i suoi piccoli piedi nelle scarpette nere.

L’immaginazione ha i suoi limiti, mi dico, e i suoi limiti custodiscono sorprese che si svelano solo dopo molti anni. Mi dico e ridico che sarà ancora così, che succederà di nuovo: tra qualche anno, qualcosa di bello e inaspettato, a suo modo perfetto come un cerchio che si chiude, e il cui disegno che ho tracciato è oggi solo al principio, si svelerà nella sua interezza, e allora io sarò pronta a essere piacevolemente sopresa dalla vita come la bambina di undici anni dal cui diario oggi ho copiato l’orario scolastico facendo attenzione a non sbagliare. Chi lo avrebbe mai detto, penserò, e al centro del mio cerchio finalmente chiuso io sorriderò.

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